Se la giungla di traffico dell’ora di punta vi mette angoscia, perché non prenderla di petto con un po’ di trekking? Anzi, con la Trekking; Panda ovviamente.
Look
Innanzitutto, vi solleverete dal pensiero di graffiare i preziosissimi paraurti in tinta, irrinunciabili ormai anche sulle citycar: sulla Fiat Panda Trekking non c’è centimetro di “contorno” carrozzeria che non sia protetto da profili neri messi lì per ricordare le fuoristrada più rudi, ma che fungono da veri e propri parabordi.
Un look quasi identico a quello della Panda 4×4, dalla quale si distingue solo per l’assenza delle protezioni in simil-alluminio nella zona bassa dei paraurti e per i cerchi color alluminio invece che bruniti.
Alta sulle sospensioni, questa versione della citycar torinese regala una rassicurante sensazione di dominio sulla strada, roba da guardare negli occhi i guidatori di BMW X6, Porsche Cayenne e simili.
Non solo: volete mettere la serenità di saltare allegramente da un’isola di parcheggio all’altra (di quelle delimitate da cordoli ad altezza marciapiede) senza timore di rimetterci la coppa dell’olio? E non si pensi che queste siano deboli motivazioni d’acquisto: il successo commerciale delle Sport Utility si spiega anche così.
Guida
Alta, dunque, ma certo non “ballerina” quando ci sono da affrontare le curve.
Ovvio, la Panda in generale e la Panda Trekking in particolare non è auto dall’handling sportivo, ma la tenuta di strada è elevata e l’agilità nei cambi di direzione anche.
La messa a punto dell’assetto rimane improntata, come tradizione del modello, alla massima sicurezza.
Tuttavia, rispetto alla seconda generazione della Panda, lo sterzo guadagna in prontezza e il comportamento è più appagante, con il retrotreno che segue fedelmente la linea impostata anche quando si forzano le manovre in velocità.
Ciò significa non solo che il controllo di stabilità viene chiamato in causa difficilmente, ma che le reazioni del telaio non mettono mai apprensione.
All’insegna della tranquillità è anche la risposta delle sospensioni sulle asperità: la taratura non è delle più morbide, ma lo smorzamento è davvero ben calibrato e nell’abitacolo si gode di un buon isolamento dal manto stradale.
Motore e consumi
Non ci sono sorprese al capitolo motore: con i suoi 75 CV, il turbodiesel 1.3 non ha nello scatto la sua dote migliore, ma è sempre pronto a riprendere anche dai bassi regimi, nonostante il cambio a cinque marce non consenta una scalatura ottimale dei rapporti.
Peccato solo per il “peccato originale” rappresentato da una rumorosità abbastanza invadente, soprattutto quando la lancetta del contagiri è tra 2.000 e 3.000.
Sorprendenti i consumi di questa Fiat Panda Trekking , che per una volta non si discostano in maniera troppo eclatante da quelli dichiarati: 21,2 km/l il valore rilevato, 23,8 quello promesso dalla Fiat.
Nell’abitacolo si ritrovano le consuete, buone abitudini Panda. Vale a dire: spazio a volontà in tutte le direzioni, comandi disposti in modo razionale e una qualità superiore a quella che ci si aspetta da una vettura del segmento A.
Certo, le plastiche non sono delle più morbide, ma danno l’impressione di durare a lungo nel tempo, mentre gli assemblaggi sono eseguiti in modo esemplare e conferiscono alla piccola Fiat una compattezza da auto ben più costosa.