Credits: Circuit de La Sarthe, Le Mans, France.
8th - 14th June 2009.
David Brabham, (Team Total Peugeot) Peugeot 908 HDi - FAP celebrate with the trophy on the podium.
Portrait.
World Copyright: Drew Gibson/LAT Photographic.
ref: Digital Image _Y8P8663
Credits: epa05598570 British Formula One driver Jolyon Palmer of Renault walks down the paddock after the third practice session at the Circuit of the Americas, in Austin, Texas, USA, 22 October 2016. The United States Formula One Grand Prix takes place on 23 October 2016. EPA/SRDJAN SUKI
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I cinque figli d'arte che hanno ottenuto i risultati peggiori in F1: da Markus Winkelhock a Jolyon Palmer
La storia della F1è ricca di piloti figli d’arte ma sono pochi quelli riusciti a emergere nel Circus (Damon Hill, Jacques Villeneuve e Nico Rosberg, ad esempio).
Altri – entrati in Formula 1 più per ragioni genetiche che meritocratiche – sono invece finiti presto nel dimenticatoio. Di seguito troverete i cinque figli d’arte che hanno ottenuto i risultati peggiori nella massima serie del motorsport: nelle righe seguenti troverete una breve nota biografica (arricchita dal palmarès) di ognuno.
Figli d’arte in F1: i cinque peggiori di sempre
1° Markus Winkelhock (Germania)
Markus Winkelhock nasce il 13 giugno 1980 a Stoccarda (Germania Ovest) e a soli cinque anni perde il padre Manfred (24° nel Mondiale F1 1982), scomparso tragicamente durante una gara del Mondiale endurance in Canada.
Una sola presenza in F1 (il GP d’Europa 2007 sul circuito del Nürburgring) – “guadagnata” pagando 750.000 dollari al team Spykerper rimpiazzare l’olandese Christijan Albers – entrata nella storia del Circus.
In qualifica Markus Winkelhock fa registrare il tempo peggiore (un secondo e mezzo più lento del compagno tedesco Adrian Sutil) e durante il giro di ricognizione in gara – vedendo nuvoloni neri addensarsi sulla pista – tenta il tutto per tutto e decide di partire dai box con pneumatici da pioggia nonostante il tracciato asciutto.
La pioggia inizia a cadere copiosa, tutti i piloti vanno a cambiare le gomme durante il primo giro e Markus si ritrova dopo la prima tornata al comando della corsa dopo aver superato sul rettilineo d’arrivo il futuro campione del mondo Kimi Räikkönen (costretto a fare un altro giro con pneumatici non adatti all’acqua dopo aver mancato l’ingresso ai box).
La corsa viene sospesa al quarto giro con Markus Winkelhock davanti a tutti e riparte con il pilota tedesco in pole position. Dopo un giro scende in 8° posizione, dopo due è quattordicesimo, dopo tre è 16° (su 17). Si ritira alla 13° tornata per un problema idraulico.
Decisamente più convincenti i risultati ottenuti da Markus nelle gare di durata: nel 2012 si laurea campione del mondo FIA GT1 con una Mercedes SLS mentre con l’Audi R8 si aggiudica nel 2017 il titolo Intercontinental GT Challenge e la 24 Ore di Spa e l’anno seguente il titolo Pro-Am nella Blancpain GT Series.
2° Teddy Pilette (Belgio)
Teddy Pilette – nato il 26 luglio 1942 a Bruxelles (Belgio) – non è solo un figlio d’arte (il padre André arrivo 19° nel Mondiale F1 1954) ma anche nipote d’arte (il nonno Théodore terminò in quinta posizione la 500 Miglia di Indianapolis del 1913).
Il driver belga affronta un solo GP – quello del Belgio del 1974 – al volante di una Brabham senza brillare (27° in griglia, 17° in gara). Un’esperienza deludente in mezzo a due titoli europei Formula 5000 conquistati nel 1973 e nel 1975. Nel 1978 si aggiudica la 24 Ore di Spa con una Ford Capri.
3° Tim Parnell (Regno Unito)
Tim Parnell – nato il 25 giugno 1932 a Derby (Regno Unito) e morto il 5 aprile 2017 a Derby – era figlio di Reg (10° nel Mondiale F1 1951).
Dopo due GP tutt’altro che esaltanti come pilota disputati con una Lotusprivata nel 1961 (10° piazza in Italia), si riscatta come team manager gestendo la BRM tra il 1970 e il 1974.
4° David Brabham (Australia)
David Brabham – figlio di Jack (tre volte campione del mondo F1 nel 1959, nel 1960 e nel 1966 nonché fondatore della mitica scuderia Brabham) – nasce il 5 settembre 1965 a Londra (Regno Unito) e mostra ottime cose in giovane età: nel 1989 diventa campione britannico di F3 davanti allo scozzese Allan McNish e conquista il prestigioso GP di Macao davanti a Julian Bailey.
In F1 non se la cava altrettanto bene: nel 1990 corre con una Brabham (non più di proprietà di famiglia) lenta e inaffidabile e quattro anni più tardi torna nel Circus con la Simtek (grazie al padre che aveva alcune quote nel team) e ottiene un 10° posto in Spagna come miglior piazzamento.
David Brabham dimostra di essere un valido pilota nell’endurance: vince la 24 Ore di Spa del 1991 con una Nissan Skyline, conquista la 1000 km di Bathurst del 1997 con una BMW 320i e nel biennio 2009-2010 riesce a portare a casa la 24 Ore di Le Manscon Peugeote due titoli American Le Mans Series con Acurae HPD. Lo scorso anno ha fondato la Brabham Automotive, Casa specializzata nella produzione di supercar.
5° Jolyon Palmer (Regno Unito)
Jolyon Palmer, figlio di Jonathan (11° nel Mondiale F1 1987), nasce il 20 gennaio 1991 a Horsham (Regno Unito) e inizia a farsi notare nell’ambiente nel motorsport nel 2014 con la conquista del campionato GP2 davanti al belga Stoffel Vandoorne.
Non altrettanto convincenti le due stagioni nel Circus disputate con la Renault: nel 2016 conquista un punto (contro i 7 del compagno danese Kevin Magnussen) mentre nel 2017 sale a quota 8 (contro però i 43 del tedesco Nico Hülkenberg) e viene appiedato dopo il GP del Giappone.