Non ha tardato ad arrivare, secca e decisa, la furiosa risposta di Volkswagen alle forti accuse di ieri avanzate dall’Amministratore delegato del Gruppo Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne.
Quest’ultimo aveva definito “un bagno di sangue” la politica di sconti aggressivi portata avanti dal gruppo tedesco, strategia messa in atto per affrontare la profonda Crisi che sta mettendo in ginocchio il mercato auto europeo.
E visto che Marchionne non è soltanto il numero uno del gruppo italo americano, ma è anche presidente dell’Acea, Associazione delle Case Automobilistiche Europee, il suo intervento è stato due volte più pesante nei confronti della Casa di Wolfsburg, una vera e propria silurata.
Altrettanto forte è stato il contrattacco tedesco: “Marchionne è insostenibile come presidente dell’Acea” ha esordito il responsabile della comunicazione aziendale di Volkswagen, Stephan Gruehsem che ha affidato le sue parole al Wall Street Journal.
Ed ha poi messo il carico da 90 chiedendo le sue dimissioni da Presidente della Acea, oltre ad avanzare l’ipotesi di uscire come gruppo automobilistico (il primo in Europa) dall’associazione.
Non solo una questione di punti di vista strategici differenti, più che altro di posizioni di potere. Volkswagen, infatti, a fronte della crisi europea, può contare sulla sua enorme espansione nei mercati asiatici (Cina su tutti) e, di conseguenza, può permettersi di abbassare i prezzi.
Strategia invece insostenibile per gli altri costruttori europei, tra cui Fiat, che, con Marchionne, richiede invece un controllo, una regolamentazione e un sostegno da parte dell’Unione Europea.
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